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domenica 28 gennaio 2018

C'ERA UNA VOLTA CAMPAGNOLO E LA MOUNTAIN BIKE....

Sicuramente l’azienda Campagnolo è conosciuta da tutti per il suo storico impegno e per il grande successo mondiale nella realizzazione dei gruppi per il ciclismo su strada. Nel corso degli anni si è fatta apprezzare non solo per le innovazioni tecnologiche e per i risultati nelle competizioni, ma anche per il design e per l’approccio aziendale, che l'ha vista distinguersi per qualità e servizi.

Forse non tutti oggi sanno che Campagnolo tentò, magari con poca convinzione, di oltrepassare la "strada" occupandosi anche di altro. All’inizio degli anni ’80, con la produzione in piena crescita, inserì in catalogo anche alcune guarniture specifiche per il BMX con anodizzazioni in vari colori, dimostrandosi ancora una volta all’avanguardia.

Nel 1989, a 6 anni dalla scomparsa del fondatore, la Campagnolo approdò al mondo dell’off road, con i primi gruppi dedicati alla Mountain Bike. Il gruppo top di gamma prese il nome di Euclid e dopo alcuni mesi venne affiancato da un secondo gruppo di livello inferiore, di nome Centaur. Notiamo i comandi cambio integrati alla leva del freno, che vennero adottati solo diversi anni dopo dai concorrenti.

Nel 1990, oltre a rinnovare l’Euclid e il Centaur, presentarono un terzo gruppo con il nome di Olympus, che si andò a interporre tra i due, come gruppo di media gamma. Nel 1991 Campagnolo rende disponibile in tutti i suoi gruppi il comando cambio Bullit, integrato nella manopola, ispirato alla prima versione dei GripShift di Sram.
Nel 1992 la leggerezza cominciava a diventare un must anche nella MTB e Campagnolo si adeguò. Dei tre gruppi dell’anno precedente sopravvisse solo il Centaur, che conservò la posizione più bassa della gamma. Per la media gamma venne presentato l’Icarus, dal nome eloquente, mentre per l’alta gamma decisero di creare un parallelismo con il gruppo Record, storico top di gamma stradale, chiamandolo Record OR, acronimo di Off Road. Vennero inoltre introdotti 4 modelli di cerchi da MTB.
Il 1993 resta immutato per quanto riguarda la suddivisione di gamma e modelli, con qualche piccola miglioria ai singoli componenti. Nella foto di seguito è illustrato il gruppo completo Record OR 1993.
Se nel ciclismo su strada di quegli anni Campagnolo fu il riferimento assoluto, sia come vendite che come affidabilità e performance, nella MTB non riuscì a ottenere lo stesso prestigio, surclassato dai nipponici Shimano e Suntour che credettero sin dall’inizio nell’off road, forse anche per cercare nuovi mercati, dato che quello stradale era dominato dalla stessa Campagnolo. Per questo motivo, nonostante importanti collaborazioni con top team del calibro di Yeti, Klein e Gary Fisher, e nonostante l’elevata qualità dei componenti prodotti, Campagnolo nel 1994 decise di rivalutare la propria presenza nel mondo della Mountain Bike. Inizialmente questo si tradusse nella cancellazione della produzione dei gruppi di media e bassa gamma. Nel 1996 interruppe anche la produzione del gruppo Record OR, proseguendo con la produzione dei cerchi, che terminò l’anno successivo. Si chiuse così definitivamente la breve avventura del marchio Campagnolo nel circus della MTB.

Campagnolo si è recentemente riavvicinata al settore MTB tramite il marchio Fulcrum, di sua proprietà. Dal 2008 infatti Fulcrum produce ruote complete per la Mountain Bike, dal Cross Country alla Downhill, con numerosi riconoscimenti sulla qualità dei prodotti.
Chissà se un giorno rivedremo anche un gruppo Campagnolo sulle nostre “biciclette da montagna”?


(Tratto dal sito MTB MAG - https://www.mtb-mag.com/amarcord-storia-di-campagnolo-nella-mtb/ )

Personalmente ritengo sia stato un errore, anche da parte delle case costruttrici italiane di biciclette, quello di non credere nella Mountain Bike. Ovviamente mi rendo conto che col senno di poi tutti sono bravi ! D'altronde all'epoca la bici da corsa tirava eccome ed i marchi italiani erano di gran lunga i migliori e dominavano la scena. Però il completo abbandono del settore off road ha creato un gap tra le nostre aziende e quelle straniere, in primis quelle americane, che oggi è praticamente incolmabile. Sicuramente hanno influito anche altri fattori ma di fatto esse sono cresciute tantissimo e, specialmente dopo il tramonto del telaio in acciaio (dove eravamo indiscussi maestri) sostituito prima da quelli in alluminio e dopo da quelli in fibra di carbonio ,  sono riuscite ad investire e a sfondare anche nel settore strada.... Peccato !